mendicanti in galera

Posted in povertà with tags , , , on ottobre 14, 2012 by crimini roma


Sono interessanti giorni di autunno, di autunno dell’Europa. Stiamo assistendo alla distruzione – anzi piuttosto al declino e alla fine (per dirla con Gibbon) – del sistema di welfare in Europa occidentale. Tra una cinquantina di anni sarà ricordato più o meno come sul finire dell’impero veniva vagheggiata l’età di Traiano e Adriano. Gli assassini di questi gracili ma efficaci meccanismi di protezione sociale (scuola sanità pensioni sussidi) sono molteplici, come in tutte le crisi di sistema, e non sono tutti esterni, anzi. Ci sono i truffatori e gli ingordi, oltre ai nemici ideologici dichiarati. Ne uscirà una società con pochi benestanti e una turba di poveri e semipoveri. L’unica certezza, è che i benestanti non se la godranno. Perchè i poveri – la storia insegna – sono fastidiosi.

Alla fine del secolo XVI, Sisto V – er papa tosto – decise di porre un limite alla scabrosa presenza di mendicanti e “barboni” a Roma.

In tutta la città – si legge in una sua bolla – per le vie e per le piazze vagando dispersi si affannano per cercar pane; né i pubblici luoghi soltanto e le private case, ma i tempii altresì empiono di loro gemiti e gridi e stornano i fedeli (…) vagando per la città senza aver stanza fissa in alcun luogo, non han parroco; e senza istruzione religiosa e senza costumi siccome bruti errano null’altro cercando che il cibo per sfamarsi e pascere il ventre…

Sisto V prese di petto la situazione e un migliaio di mendicanti finì in galera (“in case ad essi dedicate”…)
Dodici anni dopo la sua morte, però, ecco il Fanucci – un cronista dell’epoca – scrivere: per Roma non si vede altro che poveri mendicanti e in tanto numero che non si può stare e andar per le strade che continuamente l’uomo non sia attorniato da questi .

E no, in una società impoverita non vive bene nessuno. E le galere finiscono per essere dei pozzi senza fondo.

il tesoro della Scala Santa

Posted in Risse with tags , , , on giugno 24, 2012 by crimini roma

Flaminio Vacca, scultore della fine del XVI secolo, scrisse anche un prezioso “diario” degli scavi avvenuti a Roma in quegli anni. Tra i tanti aneddoti che vi si trovano, si racconta di un tesoro nascosto presso la Scala Santa, che non fu più possibile recuperare; perché l’uomo che ne conosceva l’ubicazione – probabilmente un francese – rimase ucciso in duello e portò il segreto nella tomba, con sè.

E’ ferma opinione che nella via di s. Giovanni in Laterano, particolarmente dietro ala Scala Santa (…) al tempo delli sacchi di Roma ivi fosse riposto un gran tesoro. Questo si seppe per bocca di un Oltramontano, che ne teneva nota, e voleva promuovere che si cavasse; ma occorse, che per tal causa venne a duello con un altro amico, e compagno; e fuori di porta s. Lorenzo si tirarono, e restò morto.

La tortura del fuoco

Posted in Supplizi with tags , , , , on Maggio 23, 2012 by crimini roma

I principali strumenti di tortura del tribunale del sant’Uffizio romano erano tre: la tortura della corda, quella dell’acqua e quella del fuoco. Quest’ultima, forse, è la meno nota. Ecco come la riporta il De Sanctis in un documentato libello anticattolico della metà del secolo XIX:

La tortura del fuoco si dava a questo modo. Il reo dopo aver sofferta costantemente la tortura della corda, era condotto avanti un camino pieno di carboni accesi: era legato fortemente ad un cavalletto, in modo che non potesse fare il più piccolo movimento: “qui sic suppositus, nudatis pedibus, illisque lardo porcino inunctis et in cippis juxta ignem validum retentis”. Comprendete? Co’ piedi nudi, unti con lardo, e ritenuti con ceppi per mezz’ora sopra un grandissimo fuoco!

La mondezza nel Tevere

Posted in Supplizi with tags , , on aprile 4, 2012 by crimini roma


Una notizia tratta dal diario del Valesio, fonte formidabile per la Roma del Settecento. Un uomo anziano – colpevole di aver gettato la mondezza nel fiume – subisce il supplizio della corda, e si sente male. Allora la famiglia si rivolge al Papa…

13 settembre 1740. Si dava sul Corso, per ordine di Monsignor Casoni, la corda ad un carrettiere per aver contro il divieto versata la carretta alla Renella. Per essere di età alquanto avanzata e grosso, al secondo tratto venne quasi meno e di poi vomitò sangue.
15 settembre 1740. Monsignor Casoni, per aver senza processo informativo fatto dare la corda al carrettiere, come si disse ed avendo i parenti fatto ricorso al Papa, d’ordine del medesimo chiamato da Mons. Merlini, il detto prelato ebbe un solenne rabbuffo…

Il vitto del carcerato

Posted in Episodi on marzo 8, 2012 by crimini roma

Nelle “Prigioni di Roma nell’anno 1851”, uno scandalizzato avvocato torinese descrive le condizioni delle carceri di Roma, gestite dal restaurato governo pontificio. E si sofferma sul vitto (si calcoli l’oncia in circa 30 grammi):
Come parlare del nodrimento?
Il desinare si compone di zuppa di 16 oncie di pane, due oncie di pietanza salata e secca, con un bicchiere di vino acido. Questo pei giorni di grasso. Nei giorni magri, la pietanza è cambiata in fave od altri legumi. Quanto al pane, la cui furnitura, data per aggiudicazione, è ricevuta senza controllo dalle mani d’una panettiere cupido, non è formato unicamente d’acqua e farina; vi si aggiunge la gialappa, purgativo che a Roma si somministra ai cavalli. Si fa, dicesi, per accelerare la digestione, e prevenire le malattie, che l’inattività del corpo potrebbe far nascere. Qual provvidenza!

Roma criminale

Posted in Roma Contemporanea with tags , , , on febbraio 21, 2012 by crimini roma

Nel 1898 Niceforo e Sighele, studiosi e criminologi, scrivono alcune righe presentando il loro libro “La Malavita a Roma”. Se oggi si cerca di capire cosa sta accadendo a Roma – l’esplodere di delitti e violenze criminali, ma anche il diffondersi di corruzione e truffe – la loro asciutta analisi sembra ancora efficace:

Roma presenta — con alterna vicenda che non turba la contemporaneità cronologica — tanto lo spettacolo di delitti individuali eminentemente moderni, che scoppiano quasi scintille dal fuoco latente della Mala vita delle alte e basse classi sociali, — quanto lo spettacolo di delitti individuali ancora medioevali e selvaggi. V’è in essa quasi una prolungazione di quella mafia, di quella camorra e di quel brigantaggio che inferiscono ancora nel Sud dell’Italia — avanzi di una società feudale o di un clan barbaro, — e nello stesso tempo v’è il fiorire delle forme meno feroci e più astute della delinquenza che scendono — esempi di civiltà, ma anche di gesuitismo — dal Nord dell’Italia. — V’è persino nella fìsonomia materiale delle sue vie e delle sue piazze, la vicinanza brutale di infiniti contrasti : edifici del governo con gli stemmi del papa o con immagini di madonne e di santi cui a sera si accende un lume, — palazzi signorili cui di fianco sta la casa che contiene un postribolo, — quartieri ove tutto parla della Roma prima del 70 e quartieri ove v’è la desolazione della crisi edilizia sopravvenuta dopo il 70. E così vi son luoghi ove si dà convegno la haut-pègre della banca, della politica, e luoghi ove vegeta, complotta e delinque la basse-pegre dei vagabondi e dei miserabili.

Le reliquie del Colosseo

Posted in persecuzioni with tags , , , , on febbraio 13, 2012 by crimini roma

Sin dall’inizio del medioevo il Colosseo era considerato uno dei luoghi sacri della religione cristiana, perché testimoniava il sacrificio dei martiri assassinati durante la crudele stagione delle persecuzioni. In realtà, a parte pochi casi, non esistono prove inconfutabili sul fatto che vi siano avvenuti omicidi di cristiani. Altri monumenti cittadini furono “preferiti” per queste condanne capitali, in genere supplizi atroci e eclatanti. Ciò nonostante, ben prima che fosse inserito nella moderna Via Crucis, il Colosseo restava il monumento principe del martirio cristiano. La stessa terra dell’arena – come ricorda l’Ademollo nell’episodio tratto dal suo “Gli spettacoli dell’Antica Roma” – era la più preziosa delle reliquie.

San Gregorio Magno (…) richiesto da alcuni ambasciatori di una qualche reliquia, li condusse all’Arena del Colosseo, e diede loro manciate di quella terra; questi si crederono derisi, ma il santo Ponterifce spremendo la terra istessa ne cavò goccie di sangue, persuadendoli che il prodigio significava, essere quella una reliquia preziosa quanto i corpi degli Eroi della Fede, che l’avevano inzuppata del loro sangue

Funerali nella Roma papalina

Posted in Macabri rinvenimenti with tags , , on febbraio 8, 2012 by crimini roma


Nei primissimi anni dell’Ottocento a Roma fu aperto il cimitero del Verano, dove però divenne obbligo seppellire tutti i defunti solo dopo l’arrivo dei piemontesi nel 1870. Su questo primo periodo esiste una scandalizzata testimonianza di Luigi De Sanctis, riportata nella sua “Roma Papale”.

Vi è in Roma un cemeterio presso la basilica di san Lorenzo circa un miglio fuori della città. Ma quel cemeterio è per i non privilegiati: i cardinali non vi vanno, i frati e le monache neppure, i nobili hanno tutti la sepoltura gentilizia in qualche Chiesa, e tutti costoro sono sepolti nelle chiese. Il cemeterio è formato di larghe fosse o camere sotterranee: si apre la bocca di una di queste fosse profonde e si gettano in esse i cadaveri alla rinfusa: poi si mette sopra una pietra quadrata e così si seppelliscono i cadaveri nella santa città. (…) La sera nella prima ora partiva il cadavero dalla parrocchia: procedeva un chierico con una piccola croce, un lanternino chiuso ed un prete: seguivano due beccamorti col cadavere sopra una piccola bara e così si andava all’ospedale della Consolazione ov’era il deposito dei cadaveri di tutte le parrocchie. (…) Quando tutti i cadaveri erano stati portati, allora erano posti sopra un carro scoperto accatastati gli uni sopra gli altri, e così erano trascinati al cemeterio accompagnati da due beccamorti che andavano fumando e cantando canzoni oscene: là erano scaricati dal carro e gettati nelle sepolture.