Sono interessanti giorni di autunno, di autunno dell’Europa. Stiamo assistendo alla distruzione – anzi piuttosto al declino e alla fine (per dirla con Gibbon) – del sistema di welfare in Europa occidentale. Tra una cinquantina di anni sarà ricordato più o meno come sul finire dell’impero veniva vagheggiata l’età di Traiano e Adriano. Gli assassini di questi gracili ma efficaci meccanismi di protezione sociale (scuola sanità pensioni sussidi) sono molteplici, come in tutte le crisi di sistema, e non sono tutti esterni, anzi. Ci sono i truffatori e gli ingordi, oltre ai nemici ideologici dichiarati. Ne uscirà una società con pochi benestanti e una turba di poveri e semipoveri. L’unica certezza, è che i benestanti non se la godranno. Perchè i poveri – la storia insegna – sono fastidiosi.
Alla fine del secolo XVI, Sisto V – er papa tosto – decise di porre un limite alla scabrosa presenza di mendicanti e “barboni” a Roma.
In tutta la città – si legge in una sua bolla – per le vie e per le piazze vagando dispersi si affannano per cercar pane; né i pubblici luoghi soltanto e le private case, ma i tempii altresì empiono di loro gemiti e gridi e stornano i fedeli (…) vagando per la città senza aver stanza fissa in alcun luogo, non han parroco; e senza istruzione religiosa e senza costumi siccome bruti errano null’altro cercando che il cibo per sfamarsi e pascere il ventre…
Sisto V prese di petto la situazione e un migliaio di mendicanti finì in galera (“in case ad essi dedicate”…)
Dodici anni dopo la sua morte, però, ecco il Fanucci – un cronista dell’epoca – scrivere: per Roma non si vede altro che poveri mendicanti e in tanto numero che non si può stare e andar per le strade che continuamente l’uomo non sia attorniato da questi .
E no, in una società impoverita non vive bene nessuno. E le galere finiscono per essere dei pozzi senza fondo.